Siete pronti per celebrare il giorno dedicato alle donne? (che domanda!). L’8 marzo il mondo diventa rosa e tantissime di noi riceveranno in regalo una mimosa. Perché proprio la mimosa e non un altro fiore?
Donare la mimosa è un’usanza propriamente italiana, nata settantasei anni fa. Nel 1946 l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) cercava un fiore che potesse celebrare la prima Festa della donna del dopoguerra. L’idea coinvolse Teresa Noce, Rita Montagnana (moglie di Palmiro Togliatti) e Teresa Mattei. La scelta cadde quasi obbligata sulla mimosa. Una delle poche piante a fiorire agli inizi di marzo e a costare pochissimo in tempi in cui i lussi erano ben pochi.
Tuttavia, già durante gli anni precedenti, nei luoghi di lavoro, le donne avevano cominciato a regalarsi tra loro un rametto di mimosa. Essa è composta da tanti pallini, che uniti insieme formano un unico fiore, diventando un segno di sorellanza e di unione nella lotta per i propri diritti.
Ed ora vale la pena scoprire qualche curiosità botanica. La pianta della mimosa è originaria della Tasmania e si è facilmente diffusa in Europa a partire dall’Ottocento. Cresce, soprattutto, in zone con clima temperato, non resiste a temperature troppo rigide e produce fiori gialli molto profumati. Può raggiungere anche i dieci metri di altezza e fiorisce generalmente da gennaio a marzo, mentre dove fa più freddo dirada la fioritura a febbraio inoltrato.
E se ancora non vi foste lasciati catturare dalla sua bellezza, niente di meglio che affidarsi al suo significato nel linguaggio dei fiori, per cui la mimosa "È emblema della forza e della femminilità, perché, proprio come una donna delicata e fragile, dimostra grandissima resistenza e assoluta vitalità".