Si celebra martedì 8 marzo, la Festa della donna. Quella di “festa”, tuttavia, non è propriamente la denominazione corretta: l’8 marzo, infatti, è riconosciuto ufficialmente come Giornata internazionale della donna, una definizione che vuole sottolinearne gli aspetti sociali a scapito di quelli meramente mondani.
Tale giornata è stata istituita per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche raggiunte dalle donne, ma anche le discriminazioni di cui sono state e sono ancora oggetto nel mondo.
La prima Giornata Nazionale della donna venne celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti per iniziativa del Partito Socialista Americano, che scelse questa data in memoria dello sciopero di migliaia di camiciaie newyorkesi che, l’anno prima, avevano rivendicato con forza migliori condizioni di lavoro.
L’anno seguente la ricorrenza venne introdotta anche in Europa sotto l’impulso dell’Internazionale Socialista, che, durante lo svolgimento del congresso di Copenaghen, decise di istituire la Giornata internazionale della donna per promuoverne i loro diritti e per sostenere la campagna in favore del suffragio universale. In quel momento, seguendo il modello statunitense, la sua celebrazione venne fissata l’ultima domenica di febbraio. Austria, Danimarca, Germania e Svizzera, nel 1911, furono i Primi Paesi del vecchio continente a celebrare tale giornata. Diritto di voto, diritto di occupare incarichi pubblici, diritto al lavoro e alla formazione professionale così come il “no” alla discriminazione di genere nei luoghi di lavoro furono i temi delle rimostranze.
In Italia la prima Giornata internazionale della donna è stata festeggiata il 22 marzo 1922. Soltanto nel 1946, su proposta di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, è stata invece individuata la mimosa come suo simbolo ufficiale. Una scelta che si deve alla stagione di fioritura di questo fiore, che avviene sempre nei primi giorni di marzo, e ai suoi costi, abbastanza contenuti.
Nel 1914 si celebrò per la prima volta la festa della donna l’8 marzo. Una scelta forse casuale, visto che si trattava di una domenica. Esattamente tre anni dopo, a San Pietroburgo, le donne protestarono per chiedere a gran voce la fine della guerra: fu quella una delle prime manifestazioni della cosiddetta “rivoluzione di febbraio” (secondo il calendario giuliano, allora in vigore in Russia, avvenne infatti il 23 febbraio), seguita quattro giorni dopo dalla caduta dello zar. Il governo provvisorio che nacque concesse alle donne il diritto di voto. Dopo la rivoluzione bolscevica, fu Vladimir Lenin a istituire l’8 marzo come festività ufficiale.
Fu nel 1975, in coincidenza con l’Anno internazionale della Donna, che le Nazioni Unite celebrarono per la prima volta nella storia l’8 marzo come Giornata internazionale dedicata alla donna. Il 16 dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni Paese, con la risoluzione 32/142, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”. L’8 marzo, che già veniva festeggiato in numerosi Paesi, fu scelto così come la data ufficiale da molte nazioni.
Nel corso degli anni, tuttavia, si sono diffuse alcune leggende sulla nascita della festa della donna. Tra queste, quella secondo cui sarebbe stata istituita per ricordare un incendio che uccise centinaia di operaie in una fabbrica di camicie a New York l’8 marzo 1909: incendio che, in realtà, non ci fu mai, a differenza di quello che causò 140 vittime il 25 marzo 1911.
Secondo un’altra leggenda, la Giornata internazionale della donna sarebbe invece nata per ricordare la dura repressione di una manifestazione sindacale di operaie tessili organizzata sempre a New York nel 1857.
Discriminazione sessuale, elevato tasso di disoccupazione e minore livello di occupazione, salari più bassi, imposizione dell’abbandono lavorativo in caso di maternità. Scarsa tutela in ambito familiare e incremento dei femminicidi come dei delitti a sfondo passionale.
Per questi e per molti altri motivi, la Giornata della donna deve essere un momento di riflessione sulla condizione del genere femminile, tra conquiste e obiettivi da raggiungere. E ricordiamoci che, pure in una società dove la parola “pari opportunità” resta un miraggio, siamo grandi. Non solo l’8 marzo.