In cinque mesi tre panetterie della città di Cuneo hanno spento i loro forni per sempre. In alcuni paesi di Langa e nelle zone montane da anni le panetterie non ci sono più ed è sempre più difficile che la bottega passi di padre in figlio o, ancor di più, venga venduta a nuovi gestori. Un trend negativo che dura da anni, al quale pandemia, incremento delle bollette e guerra stanno infliggendo il colpo finale.
“In pochi mesi la farina è aumentata di nove euro al quintale: in mezzo secolo che conosco questo settore, non era mai accaduto. Temo che la situazione non potrà che peggiorare e molti colleghi sono in attesa di capire cosa accadrà nei prossimi mesi, decisi a chiudere il negozio se non ci sarà una riduzione dei costi, diventati ormai insostenibili”.
Sono previsioni negative, quelle tracciate da Pietro Rigucci, presidente dei Panificatori Cuneo, per un settore che in realtà è in crisi da molti anni.
“La Granda - spiega il presidente Rigucci - ha un rapporto panetterie-abitanti, tra i piu alti d’Italia ma questo non basta per tutelarci. Sono i numeri a dirlo: oggi un cuneese mangia circa 80 grammi di pane, negli anni ‘80 erano 400. Il primo passo verso il declino per noi, è stata un’idea sbagliata sui calori nutritivi della pagnotta, che ha cambiato la cultura ed il consumo del pane in tavola. Non si mangia pane per non ingrassare e poi si finisce il pasto con un vassoio di bugie. I dolci e le focacce, infatti, solitamente salvano i forni”.
Sul timore di restare sprovvisti di grano per il conflitto tra Russia ed Ucraina, considerato il Paese “Granaio del mondo”, Rigucci non ha dubbi: “Assolutamente no. Ne avremo meno perché da quella zona non arriverà e anche perché dubito che i contadini ucraini in questo momento riescano a piantare e coltivare il grano ma l’Italia riceve grano per quasi un 70 per cento anche da altri Paesi, come Francia e Canada. A nostro sfavore gioca piuttosto l’impossibilità dei nostri panificatori - per lo più a conduzione familiare - e dei medio piccoli mulini ad immagazzinare il prodotto per mancanza di spazio. Così abbiamo sempre farina fresca ma siamo anche in balìa delle oscillazioni del mercato e dei trasporti”.
Oltre al costo della farina, è quello dell’energia che incide pesantemente sui forni. “La maggior parte di noi - spiega Rigucci - lavora con i forni elettrici e in questi ultimi sei mesi la stangata è stata davvero pesante”.
Negli anni ‘70 in provincia di Cuneo c’erano oltre mille panetterie, ora sono circa 400. Resteremo senza pane e panetterie?
“No - risponde sicuro il presidente Rigucci - ma ci sarà una selezione naturale per un’asticella che sale sempre di più verso la qualità“.