E' del 45% la percentuale di ginecologi obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche della provincia di Cuneo, ovvero 24 su 53. Il dato, tutt'altro che irrilevante, è stato reso pubblico da Alessia Lubeè e Alice Depetro dell'associazione Radicali Cuneo, che hanno chiesto l'accesso agli atti delle ASL Cn1, Cn2 e Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle proprio per monitorare l'andamento delle interruzioni volontarie di gravidanza sul territorio provinciale.
"Si discute ancora se l’aborto sia o meno omicidio ma i dati scientifici parlano chiaro. Per le prime due settimane di gestazione l’embrione non è un individuo: è formato da un insieme di cellule che possono staccarsi creando altri embrioni. Fino al secondo trimestre, non presenta attività elettrica nella corteccia cerebrale; non può cioè pensare, sentire dolore, avere coscienza di sé e provare emozioni. A 90 giorni di gestazione, limite della legge italiana per l’aborto, l’embrione non avrà dunque sviluppato alcuna caratteristica per essere considerato una persona e non potrà soffrire per l’IVG" specificano la presidente e il membro di direzione dell'associazione.
Secondo i dati raccolti, in Granda non ci sono strutture ospedaliere pubbliche in cui il servizio sia pienamente garantito. Le percentuali di ginecologi obiettori sono quindi alte, con il caso unico dell'88% nel polo Mondovì-Ceva, dove un solo ginecologo in servizio su otto non risulta obiettore di coscienza.
Verduno segna una percentuale del 53%, gli ospedali di Savigliano, Saluzzo e Fossano del 25% e il Consultorio del 33%. Per l'Ao Santa Croce e Carle, si parla di una percentuale fissa al 31%.
"Chi può soffrire è la madre - proseguono le due attiviste - . Uno studio dell’Università di Cambridge, dimostra che le gestanti che non possono abortire incorrono in media in rischi alla salute maggiori di quelli legati alla pratica dell’aborto; sono inoltre più inclini a sviluppare forme depressive rispetto alle donne non costrette alla gravidanza".
"Anche per questo è fondamentale che nelle strutture pubbliche, così come la legge 194/1978 impone, sia sempre garantito il servizio e che la donna abbia la possibilità di rapportarsi con medici che diano loro informazioni scientificamente corrette. Un numero troppo elevato di obiettori, informazioni false, violenze psicofisiche di alcune associazioni appoggiate da politici retrogradi, sono cose del tutto inaccettabili".