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Attualità | 09 febbraio 2022, 15:12

L’ultima sfida del dottor Perotto, nuovo primario alla guida del Pronto Soccorso di Verduno

Quarant’anni, di Manta, dopo avere lavorato alle Molinette, a Bologna e a Cuneo aveva inaugurato il nuovo ospedale come "covid hospital" regionale. Ora dovrà vincere la scommessa di attrarre giovani medici nel dipartimento di emergenza dell’Asl Cn2

Il dottor Massimo Perotto, 40 anni, arriva da Manta

Il dottor Massimo Perotto, 40 anni, arriva da Manta

Ha quarant’anni, arriva da Manta e non si può dire che disdegni le sfide. Questo, per sommi capi, un profilo possibile del dottor Massimo Perotto, il dirigente medico che dall’inizio del nuovo anno si è fatto carico della pesante responsabilità di guidare la Struttura Complessa di Medicina e Chirurgia d'Accettazione e d'Urgenza dell'Asl Cn2.

Vecchia conoscenza di Verduno nonostante la giovane età, nel suo nuovo e ingombrante ruolo il dottor Perotto ha preso il posto sinora occupato dal dottor Enzo Aluffi, giunto alla meritata pensione dopo anni al timone dello staff di medici (oggi  sono tredici, su una pianta organica che ne richiederebbe il 50% in più) e di infermieri che sino al 20 luglio 2020 aveva operato nei Pronto Soccorso di Alba e Bra e che in quella data si è trasferito nel Dea di primo livello attivo all’ultimo piano dell’ospedale "Michele e Pietro Ferrero".

Una scommessa – quest’ultima – che segue quelle che il medico aveva inanellato nel tempo a partire dalla scelta di frequentare la Scuola di Specializzazione in Medicina d’Urgenza dell’Università di Torino, prima di iniziare la propria carriera lavorando nei reparti d’urgenza delle Molinette di Torino, delll’Ospedale Maggiore di Bologna, del Santa Corona di Pietra Ligure e quindi al Dea del Santa Croce di Cuneo, dove si è fermato dal 2013 al 2020 sotto la guida dei primari Bruno Tartaglino prima e Giuseppe Lauria poi.

Un'opzione che gli ha consentito di assecondare la sua passione per la pratica medica, facendone al contempo uno dei sempre più rari specialisti disposti a misurarsi con le quotidiane difficoltà del lavoro nei pronto soccorso. Un approdo che gode di sempre minore appeal da parte di chi oggi sceglie di seguire le orme di Ippocrate per fattori che vanno dall’importante stress lavorativo ai crescenti rischi medico-legali, finanche al dato economico, considerata l’impossibilità di conseguirvi i guadagni assicurati da specializzazioni meno problematiche e faticose.

Puntando su di lui, vincitore dell’apposito concorso bandito dall’Asl, l’azienda sanitaria di Langhe e Roero ha invece scommesso su una professionalità che aveva già dato ottima prova di sé facendosi carico – in quel caso insieme al collega Nicolò Binello – di guidare la squadra di giovani medici che nell’aprile 2020, nel pieno della prima ondata pandemica, aveva inaugurato Verduno come "covid hospital" regionale.
Un’esperienza in seguito alla quale, a emergenza finita, aveva accettato di partecipare alla spedizione di medici con la quale il Piemonte soccorse la popolazione dell’Armenia messa in ginocchio dal Covid.     

"Per me è un nuovo inizio", ha spiegato Perotto durante la presentazione tenuta questa mattina in ospedale, presente il direttore generale dell’Asl Massimo Veglio, i nuovi direttori sanitario e amministrativo, Alessandra D’Alfonso e Claudio Monti, il vicepresidente della Fondazione Ospedale Alba Bra, Paolo Giraudo, e il direttore della stessa onlus Luciano Scalise.

La nuova sfida, per lui sarà quella di guidare il suo staff per dare sempre più efficaci risposte ai 44-45mila utenti (per il 5% si tratta di codici rossi, mentre i verdi rappresentano in media 7 richieste su 10) che annualmente si rivolgono in condizioni di sofferenza a un reparto che insieme al Dea comprende anche l’Osservazione Breve Intensiva e la Terapia Subintensiva.

Con la difficoltà di doverlo fare con una squadra che non sarà semplice incrementare nei numeri, perlomeno in tempi brevi. "E’ una condizione questa che non riguarda solamente Verduno o la nostra Asl, ma tutto il Paese e direi tutto il mondo occidentale", ha spiegato in proposito il direttore Veglio testimoniando le difficoltà di reperimento di medici in una specialità sempre meno popolare, come riprova il fatto che metà delle 800 borse bandite lo scorso anno in tutta Italia in questa specialità non abbiano trovato candidati.

Per farlo l’Asl troverà ancora una volta l’appoggio della Fondazione Ospedale, che grazie ai fondi raccolti sul territorio col 5 per mille sta sostenendo in questo momento diverse borse di studio per specializzandi (da lunedì ne arriverà una nuova in Nefrologia), una delle quali sta operando proprio nel settore deputato alla medicina d’urgenza.  

Il dottor Perotto ci crede ed è ottimista: "Verduno è un’ottima struttura, nuovissima e dotata di tecnologia all’avanguardia: sono due buone prerogative in termini di attrattività per i giovani medici. Personalmente mi sono sempre occupato di formazione e ritengo che proprio l’investimento in formazione possa essere un terzo decisivo elemento in questo percorso".

L’altro fronte sul quale il nuovo primario è determinato a lavorare è quello dell’umanizzazione delle cure. "Il momento dell’arrivo e dell’attesa in pronto soccorso è sempre particolarmente critico, a partire dalle difficoltà che si possono frapporre nella comunicazione tra medico e paziente. A Verduno stiamo pensando a strategie per riuscire a invertire questa rotta e a migliorare la comunicazione tra ciò che accade nel pronto soccorso e quello che succede fuori".

Ezio Massucco

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