Stop alla cessione multipla dei crediti fiscali relativi ai bonus edilizi.
E' quanto stabilito dal “Sostegni ter”, entrato in vigore lo scorso 27 gennaio, e che rischia di avere un impatto devastante sui cantieri: in sostanza il beneficiario della detrazione o le imprese che applicano lo sconto in fattura, potranno ancora cedere il credito a un altro soggetto, banche e intermediari finanziari, ma questi non potranno cederlo a loro volta.
L'interruzione della "catena di cessione del credito" è stata decisa come misura di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche, ma rischia di portare al collasso le imprese edili, impegnate sul fronte "Superbonus". Parliamo di ristrutturazione edilizia, recupero o restauro della facciata degli edifici, riqualificazione energetica, ma anche interventi per la riduzione del rischio sismico, installazione di impianti solari fotovoltaici e infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.
Dalla Granda, con una nota congiunta, negli scorsi giorni, Confindustria e Ance Cuneo si univano alla protesta già portata avanti con forza dall’Associazione degli Artigiani cuneesi (leggi qui).
"Un provvedimento del genere mette una seria ipoteca sui lavori già in essere." - ha spiegato il presidente degli Edili Cuneesi, Gabriele Gazzano - "Condividiamo la necessità di contrastare le frodi che è nell’obiettivo della norma, ma le continue modifiche legislative demoralizzano le imprese corrette, in quanto non hanno più alcuna certezza che le regole in vigore all’inizio del progetto siano le stesse al termine di tutto l’iter, che in questi casi si conclude anche molti mesi dopo la fine lavori”.
Un altro cambio in corsa che sta generando un vero allarme per i costruttori edili che rischiano di trovarsi di fronte al blocco di tutte le attività legate ai bonus che vanno verso la paralisi. Oltre il danno anche la beffa perché il periodo di fase transitoria, concessa dal Governo è dal 4 al 7 febbraio.
E mentre rimangono inascoltati gli appelli delle associazioni di categoria per apporre correttivi, l'Agenzia delle Entrate ha già pubblicato il nuovo provvedimento e modulo per la nuova procedura di richiesta per le detrazioni.
Ad aggravare la situazione, infine, si aggiunge l'imminente adozione del decreto ministeriale che andrà a variare i valori massimi omnicomprensivi di diverse categorie di beni, fissando, ad esempio, il costo massimo al metro quadrato per la posa del cappotto.
"Si prospetta una primavera drammatica per le imprese che stanno operando con i bonus" - dice Paolo Manera, imprenditore monregalese che da mesi evidenzia le problematiche del settore, già messo in ginocchio dall'aumento dei costi delle materie prime - "Nell’ultimo semestre il sistema italiano del comparto casa ha generato un più 20% dando la possibilità al PIL nazionale di fare un balzo del 6% .
Questi dati incoraggianti rischiano di scomparire in un battito d’ali: infatti con l’obbligo della cessione diretta del credito crollerà, con deflagrazione immediata, il comparto di quelle imprese che facevano riferimento agli istituti di credito bancario come riferimento per l’evasione delle loro cessioni".
Il problema ulteriore, come sottolineato, sono le tempistiche per il cambio e l'entrata in vigore delle nuove misure.
"Non si può continuare a cambiar le carte in tavola durante la partita" - prosegue Manera - "Per la seconda volta in meno di 3 mesi vengono stravolte le regole e cambiati gli strumenti per la detrazione del credito. Queste repentine virate vengono giustificate dal legislatore come manovre tampone per scoraggiare i truffatori e i furbetti, ma così si finisce per castigare gli onesti contribuenti per le colpe di altri.
Il lavoro delle pmi, come ho ripetuto più volte, e soprattutto il mestiere dell’imprenditore edile va pianificato e programmato: l'improvvisazione e la fretta portano solamente a devastanti conseguenze come gli infortuni sul lavoro, i fallimenti e la disoccupazione.
Una misura come quella dei bonus forse non doveva raggiungere il 110%, ma assestarsi su percentuali dell’80 - 90% in modo da responsabilizzare e non illudere gli utenti, ma doveva anche avere una pianificazione ferma e certa almeno decennale.
Con piacere in questi giorni ho visto su alcune testate giornalistiche l’intervento fermo di Confindustria e di altre confederazioni: c’è la necessità di unire le forze. Se vogliamo fare ripartire il paese sosteniamo le pmi e aiutiamole a lavorare in un sistema di regole ferree semplici e chiare. Basta repentini cambi di rotta, basta burocrazia bizzarra, lasciateci lavorare!".