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Attualità | 13 gennaio 2022, 13:19

Il pane, da bene primario a prodotto di lusso?

Bollette triplicate e rincari delle materie prime costringono i panificatori ad aumentare i prezzi di circa il 10%. Rigucci dell'associazione Autonoma Panificatori: “Cerchiamo di resistere, mantenendo alta la qualità a prezzi contenuti”. Pallonetto di Confartigianato: “Non è giustificato l'aumento delle farine rispetto a quello del grano. Il pane non è un prodotto industriale, ci alziamo alle 2 di notte per realizzare un prodotto con materie prime di alta qualità”

Immagine di repertorio

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Bollette triplicate, aumenti delle materie prime e un progressivo ritorno allo smart working che sta svuotando le città. Una situazione difficile per i panificatori che sono costretti ad aumentare il prezzo di un bene primario come quello del pane per poter sopravvivere.

“Cerchiamo di resistere ma è un momento molto difficile per noi e per i clienti - dichiara Piero Rigucci, presidente dell'associazione Autonoma Panificatori della provincia di Cuneo -. I panettieri lavorano sulle farine, che hanno subìto un aumento continuo di prezzi. Più la farina è valida e più sale il prezzo. Non parliamo poi dei grani speciali. Cerchiamo comunque di mantenere alta la qualità e di contenere i prezzi nel giusto perchè in negozio sentiamo le lamentele dei nostri clienti che hanno visto progressivamente ridurre il loro potere d'acquisto”.

Dello stesso parere Vincenzo Pallonetto, rappresentante provinciale dei Panificatori di Confartigianato Cuneo: “Non è giustificato l'aumento delle farine rispetto a quello del grano. Negli ultimi mesi abbiamo assistito inermi ad un aumento del 30% sul costo delle farine e ora è stato prospettato un ulteriore rincaro. Ciò che ha influito è il costo del grano duro, salito di oltre il 110%. Se prima costava 50 euro al quintale, ora siamo arrivati a 110 euro. Pur usandolo poco per pane e pasticceria, incide. Senza contare poi l'aumento di burro e olio. Di conseguenza, noi produttori e artigiani dobbiamo per forza aumentare il costo dei prodotti, con aumenti intorno al 10%. La gente non comprende, perché il pane è un bene primario. Eppure io, con 4 euro, ti do 1 kg di pane con cui una famiglia mangia per giorni. Non è un prodotto industriale, ci alziamo alle 2 di notte per realizzare un prodotto con materie prime di alta qualità”.

E ora arrivano le stangate delle bollette.

Per Piero Rigucci, chi ha un forno elettrico si è visto triplicare la bolletta: “Da 500 a 1.500 euro. Negli anni, sui combustibili, non ricordo un colpo così forte. Mi auguro che si torni alla normalità, altrimenti saremmo costretti ad aumentare decisamente i prezzi. Il nostro cliente è la nostra busta paga, e non possiamo andare fuori prezzo. Ma non possiamo neanche rimetterci”.

“Il problema del costo dell'energia va affrontato perché per piccole e medie aziende sta diventando insostenibile – gli fa eco Pallonetto -. Per fortuna, Confartigianato ha creato un gruppo di acquisto con 400 aziende aderenti, che va a trattare il costo dell'energia elettrica. Dunque chi è all'interno di questo gruppo, ha un notevole risparmio. Ci stiamo salvando così”.

C'è poi un altro progetto messo in piedi per promuovere le materie prime di qualità a km 0 e contenere i costi. È targato Confartigianato, Coldiretti e Consorzio Agrario delle Province del Nord Ovest.

“Dal 2020 abbiamo iniziato la produzione di Grano Piemonte, una filiera corta e controllata che parte dal seme per arrivare al prodotto finito da banco – spiega Pallonetto -. In campo si coltivano quattro varietà pre-miscelate già pronte per la macinatura, in modo da arrivare a produrre farine con grani tutti piemontesi. Così riusciamo a contenere i costi di produzione. È un prodotto a km 0, di qualità eccellente. Stiamo crescendo. I panificatori che aderiscono sono ormai una quarantina e speriamo di aumentare sempre di più. Questa primavera lo proporremo alla Fiera della Meccanizzazione Agricola”.

I panettieri non hanno mai chiuso, neanche nel lockdown, eppure hanno perso tanti clienti. Conclude Rigucci: “Senza gli uffici e le scuole aperte, noi lavoriamo pochissimo. Questa quarta ondata sta svuotando le città. Molti stanno tornando allo smart working. E poi abbiamo tanti dipendenti malati o in quarantena. Abbiamo grandi difficoltà, come tutti. Speriamo di superare questa fase. Siamo fiduciosi, sperando si tratti di un momento di transizione da sopportare a denti stretti”.

Cristina Mazzariello

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