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Curiosità | 20 novembre 2021, 18:01

I poteri non definiscono l'eroe - Brightburn

Cosa significa essere influencer oggi? Da buon nerd, la prima cosa che mi salta in mente sono i superpoteri

Brandon, il protagonista di Brightburn

Brandon, il protagonista di Brightburn

“Brightburn” (L’Angelo del male) è un film americano del 2019 scritto da Brian e Mark Gunn e diretto da David Yaroveski. La vicenda narra di Brandon, un ragazzino ritrovato da una coppia con problemi di fertilità in una navicella schiantatasi in un campo del Kansas; all’età di 12 anni, il giovane scopre di avere un insieme di capacità sovrumane ma, invece di usarle per difendere la Verità, la Giustizia e il Sogno Americano… decide di scatenarle senza freni o remore.

Si chiamano “baby influencer” e sono esattamente quello che vi aspettereste: bambini piccoli, molto, che raccolgono migliaia e migliaia di visualizzazioni, likes e cuoricini sui social network più in voga, da Youtube a Tik Tok.

Se pensate che questo nuovo appuntamento con la rubrica sia l’ennesimo in cui mi lamento di come la società dell’apparenza stia rovinando i nostri giovani virgulti… avete assolutamente ragione. Se pensate che lo userò per lamentarmi del fatto che da qualche parte nel mondo un bambino di 10 anni con un social media manager dedicato – spesso uno dei genitori, o entrambi – guadagni dieci volte quel che guadagno io in un anno… anche.

La domanda su cui voglio concentrarmi oggi, però, non è “perché al fenomeno dei baby influencer è permesso e viene permesso di svilupparsi senza freni”. Ma, piuttosto, che cosa significa essere influencer oggi. E mi scuserete se, da buon nerd quale sono, la prima cosa che mi salta in mente sono i superpoteri.

Guardiamoci in faccia: smuovere centinaia di migliaia di followers in pochi minuti, oggi, è la cosa più vicina alla telepatia che esista. È una forma di controllo delle masse che, per ragioni socio-culturali varie ed eventuali, risulta più efficace della radio e sicuramente più invasiva della televisione. E su cui, ancora, non ci sono poi molte modalità di controllo.

In “Brightburn” viene rivisitato il personaggio di Superman nelle sue origini di “trovatello spaziale”. E ci si chiede che cosa sarebbe successo, alla cittadina del Kansas in cui è stato accolto e in prospettiva al mondo intero, se invece di un bimbo buono e gentile fosse stato un adolescente irrequieto e - diciamocelo – anche un po’ tanto fuori di testa. Il risultato è un piccolo gioiellino sia del genere supereroistico che di quello horror, in cui viene ribadito con assoluta chiarezza – ancora una volta – che non sono i poteri a determinare l’eroe.

Solo che, se il potere è quello dimostrato dal giovane Brandon, costringerlo a essere un eroe, un esempio positivo, un faro di speranza in un mondo sempre più buio e sfiduciato diventa impossibile. E, se non iniziamo a regolamentare in qualche modo l’accesso ai superpoteri della società social, sarà impossibile farlo anche con i nostri figli e nipoti.

Simone Giraudi

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