Si è tenuta quest’oggi, presso la sala Viglione del Consiglio regionale, la conferenza stampa di presentazione della relazione di maggioranza sul gruppo di lavoro Covid, alla presenza dei capigruppo di Lega Salvini Piemonte, Forza Italia e Fratelli d’Italia, del presidente della Quarta commissione e dell’assessore alla Sanità della Regione Piemonte.
“Una relazione tecnica e quindi del tutto trasparente - ha commentato il presidente del gruppo Lega Salvini Piemonte Alberto Preioni - che certifica come oggi il Piemonte abbia dei dati migliori del resto d’Italia nonostante abbia dovuto affrontare il mostro Covid partendo da una situazione difficilissima. Eppure, dopo anni di tagli indiscriminati e subendo ancora gli effetti negativi del piano di rientro, abbiamo garantito una risposta egregia a una pandemia che ha sconvolto il mondo. Il resto sono strumentalizzazioni politiche: nella nostra Regione tutti sono stati curati e a nessuno è stato negato l’accesso alle terapie intensive. Un risultato per il quale ringraziamo tutti i nostri sanitari, il Dirmei e i commissari che si sono succeduti alla guida delle varie strutture. E’ merito loro e del nostro assessore se abbiamo portato i laboratori di analisi da 2 a 28 nel volgere di pochi mesi, se abbiamo più che raddoppiato le terapie intensive e se abbiamo assunto centinaia di operatori sanitari. Una risposta all’emergenza che ha gettato le basi perché il Piemonte possa avere nel prossimo futuro una Sanità tra le migliori d’Italia”.
“A neanche sei mesi dal nostro insediamento - ha ricordato il capogruppo di Forza Italia Paolo Ruzzola - ci siamo trovati ad affrontare una pandemia globale con un sistema sanitario ormai disarmato dalle gestioni precedenti, con una medicina di territorio insufficiente, con posti letto tagliati e ospedali chiusi. Mancavano anche le mascherine, eppure abbiamo messo in campo tutte le forze necessarie per restituire al Piemonte una tra le migliori performance in Europa per numero di contagi e di ricoveri. Questo grazie innanzitutto al grande impegno del personale sanitario e delle associazioni di volontariato, ma soprattutto all’avvio della campagna vaccinale: la prevenzione e il vaccino restano infatti le armi più potenti che abbiamo contro il Covid”.
“I numeri contenuti in questa relazione - ha aggiunto il presidente del gruppo di Fratelli d’Italia Paolo Bongioanni - ci aiutano a capire la forza di reazione della nostra Regione e quanto siamo stati capaci di colmare le lacune che avevamo ereditato. Innanzitutto oggi sappiamo che il miglior investimento che la Sanità può fare è quello sul capitale umano, su quegli operatori ai quali va il nostro grazie. Quindi che bisogna rafforzare la medicina territoriale: non dimentichiamo che all’inizio della pandemia processavamo 400 tamponi al giorno e che oggi siamo a quota 54mila. Ed è proprio qui la prova di come il Piemonte ha saputo rispondere al Covid, nonostante che nella prima fase mancassero le mascherine, che la qualità di quelle reperite da Arcuri fosse quantomeno dubbia e che dall’Oms arrivassero indicazioni contraddittorie al punto da aver contributo alla diffusione del contagio, ad esempio nelle Rsa. Oggi invece disponiamo di strumenti che saranno essenziali anche per la Sanità del futuro: una struttura come il Dirmei, un’area dedicata alle emergenze a Cuneo-Levaldigi, un modello di efficienza come sarà quello di Azienda Zero”.
“Fin dalla sua mozione istitutiva - ha quindi sottolineato il presidente leghista della Quarta commissione Sanità Alessandro Stecco - questa relazione doveva indagare sulla storia della nostra Sanità e sulle azioni che sono state messe in campo per fronteggiare l’emergenza Covid. Bene, possiamo dire di aver raggiunto questo obiettivo: qui si trovano solo dati, e non slogan. Qui si racconta di un Piemonte che è stato capace di rispondere molto bene al Covid pur partendo da una situazione molto difficile: mancanza di personale, ospedali vecchi, macchinari obsolescenti, popolazione anziana, medicina di territorio ferma, un Sistema sanitario regionale senza un piano pandemico aggiornato e che andava in crisi a fronteggiare anche la semplice influenza stagionale. E poi dipartimenti di prevenzione poco dotati, Sisp con altrettante evidenti carenze di personale, pochi posti letto. A tutto questo si aggiungevano le lacune di una normativa nazionale carente e farraginosa, come lo sono state le direttive del Ministero in materia di tamponi. Eppure abbiamo arginato la pandemia. E lo abbiamo fatto partendo innanzitutto da alcuni punti di forza incredibili, come la telemedicina, la piattaforma informatica Covid elaborata dal Csi, la nostra capacità di sviluppare il tracciamento prima e la campagna vaccinale poi o un progetto all’avanguardia come Scuola Sicura”.
“Abbiamo dimostrato di essere una Regione anticipatrice e dinamica - ha aggiunto il professor Stecco - , che anche di fronte a un’emergenza senza precedenti ha saputo pianificare una strategia adattiva ed efficace. Per primi ci siamo dotati di un’Unità di Crisi e non è vero, come sostengono le opposizioni, che la pandemia è stata gestita mettendo in campo una serie di ‘doppioni’: piuttosto siamo stati capaci di mettere in campo strutture diverse in grado di coordinarsi tra di loro. La relazione presentata oggi è uno studio scientifico su quanto è stato fatto ma che già lascia immaginare quella che sarà la Sanità di domani. Un quadro in rapido cambiamento, con nuovi settings ma dotato di una struttura più forte e più efficiente, grazie a uomini e donne straordinari che lavorano per la salute di tutti i piemontesi e ai quali va tutta la nostra riconoscenza”.
“Ci siamo trovati a combattere la guerra della pandemia con le armi spuntate - ha concluso l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, il leghista Luigi Icardi - , ma se oggi il Piemonte è saldamente in zona bianca e con un basso tasso di incidenza del virus, che fa della nostra regione una delle più virtuose d'Europa, lo dobbiamo a tutto il lavoro che il Servizio sanitario regionale ha saputo svolgere, grazie innanzitutto alle straordinarie qualità umane e professionali degli operatori sanitari e al senso civico dei cittadini e delle imprese che hanno collaborato facendo sistema. Dopo vent’anni di tagli alla Sanità, aggravati dal piano di rientro finanziario, il Piemonte si è trovato a fare i conti con il manifestarsi dell’emergenza avendo una capacità di tracciamento del contagio pari a un quinto del solo ospedale di Padova. Avevamo 287 posti di terapia intensiva in tutto il Piemonte, con un rapporto rispetto alla popolazione fra i più bassi in Italia: ora superiamo la capacità di 770 unità”.
“Siamo stati i primi in Italia a creare una Unità di Crisi – ha quindi ribadito l’assessore - , nella fase di picco della seconda ondata siamo stati in grado di curare oltre 48mila persone a casa, un quarto delle quali con l’utilizzo dell’ossigeno, grazie all’applicazione di un protocollo di presa in carico dei pazienti a domicilio tra i primi e più completi a livello nazionale. Ora guardiamo al futuro con la consapevolezza che l’emergenza non è finita. Ma la Sanità si presenta oggi molto più forte e organizzata, con un piano di riforma che potenzia gli ospedali e la medicina territoriale”.
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