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Attualità | 17 ottobre 2021, 07:21

Biodiversità, Piemonte indietro tutta: le associazioni scrivono alla Regione

"Perchè smembrare il settore Biodiversità e aree naturali regionale? Per gestire al meglio la biodiversità regionale ci vuole una visione d’insieme", affermano i rappresentanti di Club Alpino Italiano, commissione TAM LPV, Italia Nostra Piemonte, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Aps, Lipu ODV, Mountain Wilderness, Pro Natura Piemonte e WWF Oasi Aree protette piemontesi OdV

Biodiversità, Piemonte indietro tutta: le associazioni scrivono alla Regione

"Insistenti voci danno per scontato lo smembramento del Settore biodiversità e aree naturali regionale a favore di chissà quale beneficio. Dal sito istituzionale dell’ente si legge: 'Da quarant’anni la Regione Piemonte è impegnata nella conservazione della biodiversità attraverso l'istituzione delle aree protette', e noi condividiamo pienamente la necessità di un unico riferimento regionale per avere indirizzi e verifiche per l’importante obiettivo del miglioramento e la salvaguardia della biodiversità". A scrivere sono le associazioni Club Alpino Italiano, commissione TAM LPV (Maria Grazia Gavazza), Italia Nostra Piemonte (Adriana Elena My), Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Aps (Giorgio Prino), Lipu ODV (Riccardo Ferrari), Mountain Wilderness (Luigi Cucut), Pro Natura Piemonte (Mario Cavargna) e WWF Oasi Aree protette piemontesi OdV (Valentina Marangoni), con un documento in cui chiedono alla politica regionale un confronto sul tema, ritenuto di estrema attualità e importanza.

La Strategia dell'UE sulla biodiversità ha l’obiettivo di garantire, entro il 2050, che tutti gli ecosistemi del territorio siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti. Lo strumento è la costituzione di una rete naturalistica transeuropea effettivamente coerente, entro il 2030. Impossibile sarà fronteggiare i cambiamenti climatici senza affrontare la perdita di biodiversità, e viceversa. La tutela della biodiversità e degli ecosistemi piemontesi ed il relativo contributo alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici dipendono fortemente dalle azioni assunte dall’amministrazione, oggi e nel futuro prossimo.

"Anche il Piano nazionale per la transizione ecologica mette in primo piano l’esigenza di salvaguardare la biodiversità e i servizi ecosistemici attraverso adeguate politiche di conservazione; lo smembramento del settore regionale biodiversità e aree naturali andrebbe invece in direzione diametralmente opposta - aggiungono i firmatari -. È bene ricordare come il Piemonte sia un hotspot di biodiversità: è la prima regione per diversità biologica a livello italiano. Purtroppo, il cambiamento climatico in Piemonte mostra oggi trend decisamente più marcati rispetto alla media globale, in particolare alle alte quote".

La Regione Piemonte ha sempre rappresentato un modello di corretta e sistematica gestione del sistema delle aree protette e della biodiversità; è stata la prima regione italiana a varare, nel 1975, la legge-quadro sui parchi e tra le prime ad individuare e classificare, nel 1995, i siti della Rete Natura 2000.

La Legge Regionale 19/2009 stabilisce che "La Regione riconosce l'importanza dell'ambiente naturale in quanto valore universale attuale e per le generazioni future e definisce ...le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione e per la promozione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale". Sempre dal sito della Regione Piemonte si legge che "La biodiversità ...è un elemento fondamentale per la salute del pianeta ed è frutto di una lenta evoluzione che ha permesso alla vita di adattarsi alle più diverse condizioni ambientali. La Regione Piemonte riconosce, promuove e tutela la biodiversità quale valore universale utile per il presente e per le future generazioni".

"Crediamo sia necessaria un’attenta riflessione in merito alle ipotizzate variazioni nell’organizzazione del Settore che garantisce alla Regione Piemonte di perseguire gli obiettivi imposti dall’UE e dal Ministero della Transizione Ecologica, a seguito della estrema criticità della situazione ambientale attuale. Fondamentale risulta infatti un’organizzazione centrale che consenta ai diversi Enti di gestione delle aree protette e dei Siti Natura 2000 di lavorare in modo coordinato ed efficace nella loro tutela, sfruttando al meglio  le opportunità economiche offerte per le comunità locali dai diversi strumenti di finanziamento europei", chiudono infine i rappresentanti delle associazioni.

Redazione

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