L'esperienza del 2020 ha trovato quest'anno i rifugisti delle Alpi Marittime e Alpi Cozie decisamente preparati, strategicamente reinventati e più rilassati nella gestione dell'operatività in quota, pur agendo nel rispetto delle regole anti pandemia.
Quattro mesi (chi più e chi meno) di concentrato lavoro in luoghi unici e spettacolari a contatto con la natura incontaminata e gli animali selvatici - nonostante giornate vissute combattendo contro un meteo ballerino tra nuvole, pioggia e basse temperature, ed altre giornate con sole cocente - la stagione ha visto camminatori da ogni dove e il ritorno di alpinisti ed escursionisti dal Nord Europa e dalla Finlandia percorrere le panoramiche traversate GTA.
Al di là degli avventori dell'ultima ora, sprovvisti di borraccia e zaino, incontrati sfiniti lungo i sentieri lunghi e impegnativi e impossibilitati a proseguire, l'ostacolo di questa fine stagione è stata la mancanza d'acqua nei Rifugi in alta quota con: poca neve, i ghiacciai in estinzione e sorgenti in parte già secche oltre i 2300 metri.
Cerchiamo di capire com'è andata nel complessivo l'estate nei Rifugi in un'intervista a Giacomo Benedetti, past president della commissione centrale rifugi del CAI ora consigliere centrale del CAI.
Come si presenta il bilancio della stagione estiva 2021 dei rifugi delle Alpi Marittime e Cozie?
"La stagione è appena terminata, con qualche rifugio che garantisce ancora ruolo di presidio fino al primo weekend di ottobre. Non è semplice stilare un bilancio preciso della stagione che sta volgendo al termine.
Come già successo nel 2020 la frequentazione delle strutture alpine è stata molto alta ma non sempre remunerativa. Abbiamo visto molti escursionisti “pendolari” che, in completa autonomia e spesso impreparati, percorrevano sentieri durante la gita della domenica.
Per contro sono ritornati sulle Alte Vie diversi stranieri, principalmente francesi, belgi e nordeuropei. Le difficoltà operative generate dalla pandemia e dalle conseguenti norme e disposizioni non sono cambiate ed hanno influenzato la gestione delle strutture.
Il distanziamento l’ha fatta ancora da padrone a scapito di quella sana promiscuità e condivisione che dovrebbe caratterizzare i rifugi alpini. A ciò si è aggiunta la siccità di fine stagione".
La mancanza d'acqua ha costretto il Quintino Sella alla chiusura anticipata. Come giocare d'anticipo il prossimo anno per evitare che si ripeta?
"Il Rifugio Quintino Sella al Monviso non è stato l’unico a patire la carenza di acqua; anche altre strutture, come i (rifugi Alpetto, Granero, Bozano, Genova...) hanno subìto lo stesso inconveniente.
La siccità generata dai cambiamenti climatici in atto ha costretto molti rifugisti a chiudere prematuramente. La mancanza di acqua ha determinato un netto calo, fino all’azzeramento, della produzione di energia elettrica. L'alternativa sarebbe stata quella di sopperire con i generatori a gasolio ma, oltre ad essere antieconomici, sono altamente inquinanti, pertanto eticamente non sostenibili, specialmente per i Rifugi del Club Alpino Italiano.
A questo bisogna aggiungere anche la carenza per l’utilizzo alimentare e sanitario. Il rischio che la siccità diventi “strutturale” è molto serio e fondato. I cambiamenti climatici in atto condizioneranno pesantemente il futuro delle Terre Alte e, conseguentemente anche dei Rifugi.
Stiamo studiando e sperimentando diverse soluzioni ed accorgimenti per limitare consumi e sprechi di acqua. Da nuove captazioni e vasche di stoccaggio ove possibile, da centraline idro - elettriche più efficaci ed efficienti ad impianti di fitodepurazione dei reflui che consentano il recupero e rimessa in circolo dell’acqua per uso sanitario.
Il Club Alpino Italiano è molto attento e sensibile a queste problematiche e non lesinerà risorse ed investimenti".