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Curiosità | 03 luglio 2021, 21:33

Walter Pacchiotti, in arte Wally: una vita per la radio

Lo storico conduttore del "Wally Morning" di Radio Alba, in onda la mattina dalle 7, si racconta e svela il segreto per una buona conduzione radiofonica: "La tempistica è tutto"

Walter Pacchiotti, in arte Wally: una vita per la radio

Quando tra le colline di Montelupo Albese nasceva Radio Alba, quarantacinque anni fa, Walter Pacchiotti dava voce alla musica dai microfoni torinesi.
Gli chiedevano:
- “Te la senti, Walter?”
- “Che ne so se me la sento, provo
.”
Che questa risposta se la sia portata dietro per tutta la vita, non si fa fatica a crederlo.
Walter alternava il mettere dischi in discoteca alla radio e, alla radio, la discoteca.

Un anno e qualche mese a Superga, poi è arrivata la stagione di Radio Kitsch, con l’idea di creare un canale di interazione tra arti figurative.
Walter entra negli anni Ottanta con un bagaglio variopinto, si muove tra le immagini del passato come una guida che accompagna chi lo osserva a una mostra e difficilmente ha dimenticato qualche volto in questi decenni.

Hai comprato il primo disco a sei anni. Com’è andata? Quale disco?
Vicino a casa mia c’era un negozio di dischi. Anzi, di elettrodomestici e dischi. Avevo alcune monete per le figurine, le ho usate per il mio primo 45 hiri ( quello piccolo col buco grande) Mi pare fossero i primi Beatles, anni ’60.
Sono sempre stato un bimbo indipendente. I miei genitori lavoravano e io badavo al mio fratellino.
Poi a 19 anni ho iniziato a badare a mio figlio.

Come coniugavi la dimensione lavorativa con l’essere un padre molto giovane?
La paternità mi ha impedito di fare il militare, per somma disgrazia. Possiedo ancora il telegramma dell’allora Ministro della Difesa Giulio Andreotti che mi esonerava.
Ho iniziato a lavorare ovunque: FIAT, aziende esterne.
A un certo punto facevo il doppio lavoro. Carpentiere al mattino, dj in discoteca di notte.
E lì ho dovuto prendere una decisione.

Discoteca?
Discoteca. Fino all’86 ho girato per Sant’Ambrogio, un club elegante ad Arignano, Borgaretto, Brandizzo... Ma la radio rimaneva presente con i dieci anni di esperienza in ABC Italiana, una radio sperimentale, dove i soldi non sempre c’erano, ma era un ambiente libero. Ho lavorato con molte personalità che col tempo si sono allontanate dal mestiere, come Alba Parietti e Piero Chiambretti.

E poi?
Sono andato a Tele Subalpina, fino a quando non ho cominciato a lavorare con la mia fidanzata di allora: tre anni in un’azienda che lavorava per la FIAT.

Continuando a lavorare di notte?
No. Sono stati tre anni di abbandono artistico. Poi è arrivato il 1991. E con lui la serie di inchieste giudiziarie di Mani Pulite. Tra i fornitori di FIAT indagati, c’eravamo anche noi. Hanno cambiato tutti i dirigenti, corrotti fino al midollo, e poi hanno fatto pulizia di tutti i fornitori, implicati o meno, non importava niente a nessuno. L’importante era mandare tutti via. Da una settimana all’altra abbiamo perso tutto e la crisi finanziaria ha colpito lentamente anche la relazione che stavo vivendo. Io sono tornato a Torino, lei è rimasta a Ferrara.
A quel punto mi sono chiesto cosa davvero volessi fare nella vita. Sono tornato al punto di partenza, da mio padre. In quei due anni sono diventato papà per la seconda volta, ho venduto tutta la collezione di dischi che avevo, più di 5.000 pezzi, ho trovato una casa per me e la mia nuova famiglia e ho ricominciato a parlare al microfono di una radio.

Come sei arrivato a Radio Alba?
Alcuni conoscenti mi avevano detto che stavano cercando uno speaker ad Alba e io ero esausto per l’assenza di stipendi veri, lavori intermittenti e un padrone di casa ingestibile. A Paolo Giacone, Graziella Porro e alla radio di Alba sono piaciuto, ed eccomi qui. 25 anni dopo.

Com’è cambiata la radio nazionale da quando hai iniziato? Quanto si distacca la tua esperienza personale dalle web radio di oggi?
Oggi la Radio è molto più visiva. Una volta potevi andare in radio anche se eri in tuta o in pigiama, quello che importava era ciò che si diceva, uno smart working ante litteram. Ora c’è la radio visiva, si vuole guardare. Radio Alba ha 4 o 5 video durante la programmazione. Questa è la rivoluzione.
La radio era nata per ascoltare mentre facevi altro, la doccia, le pulizie, l’amore. Ora quasi ti costringono a guardarla, non è troppo distante dalla televisione, ma è sempre abbastanza autonoma rispetto ai social.

Cosa intendi per autonoma?
Puoi ascoltarla ovunque, è ibrida. Pur avendo ormai diversi inserimenti visual, è così che continua a fare la differenza. Puoi fare di tutto quando ascolti la radio.
Coloro che ci lavorano non sono cambiati poi tanto. Si sono adattati. Di nuove leve che facciano radio o conduttori ce ne sono ben pochi, sono rimasti quelli della vecchia guardia, nati con le radio tra i ’70 e gli ‘80 che hanno il segreto di una buona conduzione radiofonica.

E qual è il segreto per una buona conduzione radiofonica?
La tempistica. La tempistica è tutto.

Pietro Ramunno

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