Mercoledì (forse) si saprà come il sindaco forzista di Alba Carlo Bo cercherà di uscire dalla crisi che attanaglia la sua maggioranza di centrodestra.
Soprattutto si capirà se si tratta di un rattoppo o di una soluzione che riporti – a tutti gli effetti – lo scettro del comando nelle sue mani.
Le travagliate vicende del municipio albese, a due anni dal voto amministrativo, evidenziano problemi cui il sindaco deve inderogabilmente mettere mano.
Ma non sarà facile perché, in questo arco di tempo, i personalismi sono dilagati, le liste civiche hanno subito infiniti rimaneggiamenti e i gruppi politici – vedi il caso della Lega, che ha perso due consigliere – sono implosi.
Il “caso Alba” induce ad un paio di considerazioni.
La prima è che un eccesso di civismo (specie se declinato ad personam) rende i municipi ingovernabili.
La seconda è l’assenza della Politica (quella con la P maiuscola), che serviva a smussare le intemperanze, a ricercare mediazioni, in altre parole a ricondurre le rivendicazioni individuali al più ampio gioco di squadra.
Ad Alba questi elementi sembrano essere venuti meno o comunque essere stati fortemente compromessi.
Il sindaco si ritrova ora a dirimere una crisi che non scaturisce da grandi dissensi politico-ideologici, ma da una miriade di piccoli mal di pancia che, non curati tempestivamente, si sono cronicizzati.
Alla vigilia del Consiglio comunale, buona parte dei consiglieri dissidenti sembra essere rientrata sui propri passi e gli professa fedeltà.
Tuttavia, se mai la situazione dovesse precipitare e da qui a qualche mese i mugugni dovessero riacutizzarsi, la caduta dell’amministrazione sarebbe inevitabile.
Con conseguenze politiche che si estenderebbero ben oltre la Langa.
Non è infatti un mistero che, in questa surreale crisi, ci sia un convitato di pietra, cui nessuno ha finora fatto cenno.
Alba è il feudo elettorale di Alberto Cirio ed è risaputo che sul territorio non muove foglia che il presidente della Regione non voglia o almeno di cui non sia tempestivamente informato.
Può Cirio permettersi che la crisi degeneri a tal punto da arrivare al peggiore epilogo con le dimissioni del sindaco, lo scioglimento del Consiglio comunale e il commissariamento del Comune?
La risposta è banale e scontata: no!
La caduta di Alba rappresenterebbe la sua prima seria sconfitta politica in una carriera in cui ha incrociato tante fortunate coincidenze che gli hanno consentito di inanellare un successo dietro l’altro.
Nella vicenda albese è lui il convitato di pietra.
Il suo ruolo non potrà essere marginale nella soluzione della vertenza in atto.
Toccherà al sindaco Bo sbrogliare la matassa, ma Cirio non mancherà di fargli pervenire, insieme a tanta solidarietà, anche consigli e buoni uffici per riportare la pace nella famiglia del centrodestra sotto le Torri.