Dall’ultimo monitoraggio della Ragioneria generale dello Stato emerge che, a fine 2020, della programmazione 2014-2020 l’Italia ha speso appena il 48,7% su 73,4 miliardi di euro.
Soldi che ci spettano ma che, se non spesi, ritornano indietro a Bruxelles. Ancora più indietro la spesa del Fondo sviluppo e coesione, messo a disposizione per colmare i divari territoriali: appena il 6,7% dei pagamenti è stato erogato.
Numeri drammatici, che certificano quanto le lungaggini e i cavilli della burocrazia statale siano un macigno sulle spalle e nelle tasche dei cittadini. Per questo è necessario un ripensamento radicale della macchina statale.
Per renderla più snella e quindi più efficiente, meritocratica e quindi più competitiva. Ancora più urgente se pensiamo che si soffre di più proprio nelle aree considerate strategiche per rispondere alla crisi e poste al centro del Recovery Fund ovvero ambiente, pubblica amministrazione, inclusione sociale.