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Sport | 28 ottobre 2020, 18:52

"Lo sport è un maestro": la riflessione di Federica Biscia dopo la chiusura delle piscine

L'ex nuotatrice olimpionica ora presidente dell'Asilo nel Bosco di Pianfei, si racconta ricordando l'importanza della disciplina sportiva nei suoi anni di crescita

"Lo sport è un maestro": la riflessione di Federica Biscia dopo la chiusura delle piscine

Avevo 6 anni.

Angelo era il mio maestro, andavo in piscina 2 giorni a settimana per un’ora.

Angelo un giorno disse ai miei genitori che avevo del talento, che avrei sfondato perché gambe e testa erano davvero forti.

Nuotai e nuotai, vasche e vasche, cloro e doccia.

A 8 anni entrai nel preagonismo perché Andrea disse ai miei genitori che avevo talento.

A 20 arrivai a Sydney con i cinque cerchi stampati sulla caviglia perché Francesco, Gianni, Maurizio avevano creduto in me.

Avevo 6 anni, maestro Sport già credeva in me.

Sono parole comparse in queste ore sulla bacheca Facebook di Federica Biscia, ex campionessa olimpica di nuoto e adesso presidente dell’Asilo nel bosco di Pianfei. Parole che invitano a riflettere sull’importanza dello sport e sulla grande incidenza che quest’ultimo ricopre sulle vite specialmente dei più piccoli, dopo della chiusura di piscine e centri sportivi imposta dall’ultimo dpcm. 

"Da ex sportiva e olimpionica credo tantissimo nello sport. Sarebbe difficile immaginare i risultati che ho conseguito se da bambina, quando tutto è iniziato, mi fosse stata preclusa la possibilità di nuotare"– si racconta Federica – "Quando a 6 anni dicevo di voler andare alle Olimpiadi, tutti mi prendevano in giro. Invece i miei maestri hanno creduto in me e ce l’ho fatta". 

Spesso si tende a minimizzare i sogni imponenti e un po' fantasiosi espressi da un bambino di 6 anni, eppure è proprio a quell’età che, grazie al confronto con un’attività sportiva, viene educato alla costanza nei propri impegni, alla fermezza nei propri propositi e alla chiarezza nei propri obiettivi. Incoraggiante e stimolante può rivelarsi inoltre il rapporto con il proprio allenatore: una figura che crede nelle potenzialità del bambino, incoraggiandolo al miglioramento continuo e a riporre la propria fiducia in un’attività benefica e appagante quale lo sport. 

Per questo la chiusura rischia di rappresentare un freno per la crescita individuale, oltre che un ostacolo per la scoperta di eventuali talenti. Il periodo di sviluppo dell’individuo dal punto di vista sportivo infatti si protrae dai 4-5 anni all’adolescenza. Precludendo ai ragazzi la possibilità di allenarsi in questo arco temporale il rischio è di non avere più i campioni del futuro. 

Ho scritto questo post non per andare controcorrente, né tantomeno perché io sottovaluti la gravità della situazione sanitaria e il rischio del contagio. Credo tuttavia che, date le misure di sanificazione intraprese dalle strutture sportive, sarebbe possibile conciliare la prosecuzione delle attività con la sicurezza dei bambini. Non chiudiamo le scuole per permettere il confronto diretto con gli insegnanti, ma anche lo sport è un maestro”. 

Adesso Federica si trova nel suo Asilo nel Bosco che, in queste giornate di grande tensione e inquietudine, rimane un locus amoenus discostato dal resto del mondo, un porto rassicurante in cui trovare riparo dai mali esterni, un’isola di serenità in cui il distanziamento sociale è attitudine di vita. “Siamo sempre fuori, all’aria aperta e tutti in salute. Vediamo la Bisalta e il Monviso e i bambini sono felici”. 

Ludovica Rossi

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