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Politica | 29 giugno 2020, 07:15

Se Cirio trasloca da Forza Italia in Fratelli d’Italia sarà big bang nel centrodestra

Il passaggio che molti danno per scontato cela parecchie insidie per il governatore del Piemonte. Un politico come lui, che ha fatto della tattica uno stile, non può non considerarne le ripercussioni. Il fiuto del “langhet” lo induce pertanto a temporeggiare

Se Cirio trasloca da Forza Italia in Fratelli d’Italia sarà big bang nel centrodestra

In politica non funziona come in matematica. Vale a dire che raramente due più due fa quattro.

Così come non bastano i “si dice” a validare un passaggio politico da un partito all’altro. Fosse pure nell’ambito della stessa coalizione.

Ecco perché, ad oggi, la migrazione del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio da Forza Italia a Fratelli d’Italia resta un’indiscrezione e come tale va rubricata.

“Se dovessi attribuire una percentuale alla possibilità che questa situazione si determini – osserva un amico di vecchia data, da sempre suo sodale che vuole mantenere l’anonimato – non andrei oltre il 50%. Perché – aggiunge – sono convinto che Alberto, in questo momento, tenga aperti più forni”.

Cirio, come documenta il suo curriculum, nella tattica politica è impareggiabile, pur avendo già avuto modo di toccare con mano quanto i propri desiderata quasi mai coincidano con la realtà.

A maggior ragione in una stagione politica caratterizzata da estrema volatilità.
Memore del modus operandi del suo quasi conterraneo, l’astigiano ex Presidente del Consiglio Giovanni Goria, il quale nei passaggi cruciali si affidava alla “nasometria”,  preferisce per il momento temporeggiare.

Il suo fiuto di “langhet” gli dice che i tempi non sono ancora maturi per cambi di casacca.

In occasione delle elezioni politiche del 2018 era certo – e con lui pressochè tutti gli osservatori politici piemontesi - che nessuno gli avrebbe negato il seggio senatoriale pur continuando, nel frattempo, a sedere a Strasburgo.

Ma il Cavaliere disse di no e Cirio dovette cedere il laticlavio che aveva sognato all’amico e sindaco di Priocca d’Alba Marco Perosino.

Altro mezzo passo falso lo compì lo scorso anno, quando il suo collega presidente Giovanni Toti, governatore della Liguria, strappò con Silvio Berlusconi per dare vita a “Cambiamo!”.

In quella circostanza si accorse per tempo che le prospettive di Toti restavano confinate alla Liguria e che “Cambiamo!” non gli avrebbe offerto quelle chances che lui auspicava.

È pur vero che il Grande Vecchio, padre-padrone di Forza Italia, è sul viale del tramonto, ma Cirio ha contezza che gran parte di quelli che ne sono andati sono poi tornati ad Arcore col capo cosparso di cenere oppure condannati all’oblio.
Cirio si trova oggi ad esercitare il ruolo di governatore del Piemonte in una fase difficile e con una maggioranza soggetta alla quotidiane bizze della Lega che la fa ballare come e quando vuole.

Un ruolo, quello di presidente di una delle Regioni più importanti d’Italia, indubbiamente di prestigio, ma che – confidano gli amici – non è esattamente ciò cui egli aspirava.

Il passaggio a Fratelli d’Italia, di cui si vocifera da settimane, indispettirebbe oltremisura Berlusconi il quale si era battuto con Matteo Salvini per ottenergli la candidatura a presidente.

Forza Italia è sì in stato comatoso, ma i sondaggi la accreditano pur sempre di un 7/8% : non è dunque escluso che un pensiero all’eredità del Capo sia stato fatto.
Per contro, l’adesione di Cirio al partito di Giorgia Meloni non potrebbe essere liquidata come ennesimo episodio di una “campagna acquisti” che ogni settimana si arricchisce di qualche new entry.

Produrrebbe inevitabilmente un big bang nel centrodestra cuneese e piemontese perché significherebbe – se è lecito usare questo neologismo – nei fatti la “fratellizzazione” di Forza Italia.

Con tutti gli annessi e i connessi che ciò comporta su una maggioranza regionale numericamente forte, ma operativamente iper fragile.
 



Giampaolo Testa

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