Si sa, la vita ai tempi del Covid-19 è difficile. Con tutte queste regole da osservare, uscire fuori dal seminato è più facile del previsto, per non dire all’ordine del giorno.
Il distanziamento sociale, ad esempio, è sempre più una promessa difficile da mantenere, soprattutto nell’imminenza nella fase 3. Proviamo a spiegare meglio come funziona. Stare con la mascherina abbassata a dieci centimetri dall’interlocutore non è distanziamento. Ansimare in faccia alla gente mentre tenti di smaltire due mesi di lockdown con una corsetta non è distanziamento. Fare l’aperitivo in dieci seduti allo stesso tavolo appiccicati come magneti non è distanziamento.
Ora, ci sono occasioni in cui mantenere il metro e mezzo di distanza è abbastanza facile, altre in cui è più complicato, soprattutto all’interno dei locali. Sta al buon senso orientarsi negli spazi per mantenere le distanze di sicurezza. Laddove ciò riesca complicato da intendere, alcuni locali e luoghi pubblici hanno applicato sulle superfici dei punti sui quali posizionarsi, garantendo la distanza prevista. Stesse soluzioni applicate alle fermate dei bus e all’interno dei mezzi di trasporto, così da evitare assembramenti.
Poi ci sono i mercati che presentano perimetri delimitati con ingressi e uscite separati e contingentati, oltre alla presenza di volontari a controllare i percorsi. Per garantire la massima sicurezza, baristi e ristoratori hanno aguzzato l’ingegno: c’è chi ha optato per i separatori in plexiglass, forse poco romantici e un tantino claustrofobici, ma sicuramente utili e chi ha scelto di lasciare vuoti alcuni tavoli e posti a sedere.
Persino nelle chiese sono stati adottati dei segnaposti che assicurano i nostri spazi… a 1,5 metri di distanza. A noi non resta che rispettare le regole. Facile, no?