Il giorno dopo la morte di Ezio Bosso restano il cielo grigio e la tristezza di una musica che si sveglia più sola. Restano i ricordi di una vita lunga 48 anni ed un esempio da seguire per tutti.
Era nato a Torino il 13 settembre 1971 e aspettava la fine dell’emergenza Coronavirus per poter uscire dalla sua casa a Bologna: “ La prima cosa che farò è mettermi al sole. La seconda sarà abbracciare un albero”, aveva detto. Nonostante i problemi provocati dalla malattia neurodegenerativa che da anni lo affliggeva è riuscito a portare avanti con passione il suo sogno musicale.
Nel 2016 aveva emozionato Sanremo e il mondo intero, raccontando la sua storia ed esibendosi al piano in Following a bird, una composizione inserita nell’album The 12th Room. “ La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”, disse davanti alla platea dell’Ariston ed a svariati milioni di telespettatori.
Direttore d’orchestra, compositore e pianista di fama internazionale, i suoi lavori sono stati commissionati e utilizzati da importanti istituzioni operistiche, come la Wiener Staatsoper, la Royal Opera House, il New York City Ballet, il Teatro Bolshoi di Mosca.
Ci lascia in eredità la sua straordinaria voglia di vivere, l’amore per la musica e questa intervista rilasciata lo scorso dicembre a Bra, quando la Fondazione del nuovo ospedale lo aveva insignito del Premio Gratitudine.
Pianista, compositore e direttore d’orchestra. Chi è Ezio Bosso?
“Sono un direttore d’orchestra che scrive la musica e suonava il pianoforte all’occorrenza”.
Premio gratitudine 2019: qual è il tuo primo pensiero?
“La gratitudine. È uno dei sentimenti più belli che esistono, perché ci dimentichiamo che la gratitudine è un sentimento. Non è un’azione, ma è un’azione profonda”.
Tu, invece, a chi devi dire grazie?
“Troppe persone. A tutte quelle persone che mi sono state vicine. Se mi giro, ci sono sempre persone a cui dire grazie”.
Sei un’artista internazionale, ti senti a casa qui nel Roero e nelle Langhe?
“Sì, infatti sono venuto a ritirare il premio. Ogni scusa è buona per tornare e questa era buonissima. Io sono refrattario ai premi, perché dico sempre che sono un uomo del fare, non del prendere. In questo sono un po’ langhetto e ogni scusa è buona per tornare in una terra che per me è un pezzo di casa dove ci sono le radici”.
Qual è il segreto del successo?
“L’amore per quello che fai”.
Cos’è la musica per Ezio Bosso?
“È la vita. È la funzione che ho nel camminare in questa terra”.
Che emozioni provoca la musica?
“La musica è la nostra prima terapia, non ha controindicazioni. La musica è la nostra connessione con il cielo”.
Chi sono i tuoi fari musicali?
“I miei fari sono anche le persone più umili. Ho la fortuna di aver incontrato i più grandi musicisti del mondo, ma anche delle persone semplici, che mi hanno insegnato tanto”.
Il tuo compositore classico preferito?
“Non si sa. È come chiedere ad un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà. E io ti risponderò sempre che il papà si chiama Beethoven”.
Nel difficile mondo di oggi, oltre all’arte, che cosa ci salva?
“La bellezza salva noi stessi. Bisogna essere grati della bellezza e non si deve dare per scontata. Bisogna curarla e non imbruttirci. La bellezza che curi diventa purezza e salva il mondo”.
Grazie alla tua musica tu guardi il mondo attraverso gli occhi di un bambino. Che augurio vuoi lasciare?
“I bambini siamo noi. Ricordate che bambini lo siamo stati anche noi. Bisogna trattare i bambini con rispetto, sperando che diventino degli adulti migliori di noi”.
Ciao Ezio, ci mancherai.