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Attualità | 08 maggio 2020, 12:18

"Ho un bar in un'area di servizio, ho riaperto il 4 maggio e chiuso di nuovo il 7": la rabbia di Roberta, 25enne di Savigliano

Nell'ultimo decreto, alla lettera bb, si legge: “sono chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande (...) nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade". Si attende un chiarimento dal Governo, al momento non c'è chiarezza e nemmeno certezza per quanto riguarda i controlli

"Ho un bar in un'area di servizio, ho riaperto il 4 maggio e chiuso di nuovo il 7": la rabbia di Roberta, 25enne di Savigliano

Roberta ha 25 anni e da tre gestisce, con anima e cuore, il bar di una stazione di servizio a Savigliano. Ci scrive per esprimere la sua rabbia di fronte a quella che ritiene essere una discriminazione ingiustificata.

Dopo quasi due mesi di chiusura della sua attività, il 4 maggio ha, come tanti bar e ristoranti, riaperto. Per poi, però, essere costretta a chiudere nuovamente il giorno 7. Perché? 

Perché, come accade con incredibile costanza, ogni legge e ogni decreto, in Italia, sono soggetti a più interpretazioni. E quello che consente la riapertura, solo per il servizio di asporto, di bar e ristoranti, pare escludere quelli collegati ai distributori di carburanti della rete stradale ordinaria, quindi non quella autostradale. 

Tanti altri bar come il suo sono in realtà aperti, nel rispetto di tutte le prescrizioni dell'ultimo DPCM. "Lo so - risponde. Ma mi è stato consigliato di aspettare indicazioni più chiare".

Roberta ci spiega di aver deciso di ascoltare il suo commercialista, che le ha quindi consigliato di chiudere. Si è nel frattempo informata in Comune, ha chiamato i carabinieri e la polizia municipale. Per tutti lei può aprire, ma non è detto che altri enti preposti al controllo la pensino allo stesso modo. Il rischio di incappare in una sanzione è concreto. Ed è l'ultima cosa di cui ha bisogno in questo periodo.

Un chiarimento è stato chiesto a livello nazionale, tramite una lettera inviata al presidente del Consiglio Conte e al ministro dello Sviluppo Economico. A scriverla la Faib Confesercenti con Fegica Cisl e Figisc Confcommercio.

Chiedono di chiarire la questione e, soprattutto, di rimuovere in modo netto e incontrovertibile questa limitazione, che in parte è stata recepita e in parte no, perché molti bar come quello di Roberta, anche nella nostra provincia, sono regolarmente aperti, con tutti i permessi necessari.

Si legge nella lettera, che alleghiamo all'articolo: "Dal 4 maggio viene ammessa la ristorazione con asporto, fermo restando l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, il divieto di consumare i prodotti all’interno dei locali e il divieto di sostare nelle immediate vicinanze degli stessi. Se ne deduce che dal 4 maggio i bar potranno vendere per asporto i prodotti alimentari normalmente somministrati e le bevande. Senonché, la successiva lettera bb) continua a prevedere che “sono chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande (...) nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade, che possono vendere solo prodotti da asporto da consumarsi al di fuori dei locali (...).”

Le associazioni "chiedono un rapido intervento per dissipare ogni dubbio sulla possibilità che anche i bar e gli esercizi della somministrazione di alimenti e bevande posti nelle stazioni ed aree di servizio della distribuzione dei carburanti posta su rete ordinaria possano, da subito, effettuare la ristorazione con asporto, come tutti gli altri bar ed esercizi di somministrazione, non ravvisandosi motivi per cui debbano farsi eccezioni per una categoria che sta già patendo fortemente le conseguenze economiche dell’emergenza".

Roberta ha solo voglia di ricominciare, nel rispetto della situazione generale. Chiede di poter lavorare come altri bar, ripartendo pian piano. "Tra un decreto e l’altro abbiamo cercato di sopravvivere per quasi due mesi.. perché poi ovviamente come andrà a finire nessuno lo sa, ma al momento diciamo che sopravviviamo. Adesso l’ennesima bastonata che dice che NOI GESTORI DI IMPIANTI CARBURANTE CON ANNESSO BAR SITI SU RETE ORDINARIA non possiamo tenere aperto (a meno che non vogliamo rischiare una multa da 3000€ più 30 giorni di chiusura).

Dopo esattamente 4 giorni di lavoro ho dovuto di nuovo CHIUDERE.

Personalmente mi sento, o meglio, mi fan sentire, di valere molto poco per questa società... ma noi un servizio non lo diamo? Un camionista pensate solo che viaggi sulle autostrade? Pensate che non abbia bisogno di un caffè, di una bottiglietta d’acqua o anche solo di un semplice bagno? Oppure li mandiamo in centro nei paesi? Io sono Roberta, una giovane ragazza con dei sogni e dei progetti per il suo futuro ma con le ali spezzate".

Files:
 lettera asporto nei bar rete ordinaria (174 kB)

Redazione

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