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Roero | 06 maggio 2020, 16:49

Fase 2: “Tra incertezze e rinvii, le imprese rischiano di chiudere”

L'imprenditore cuneese Paolino della Cosmo: “Mancano regole chiare e aiuti per applicare il protocollo sulla sicurezza”

Duilio Paolino

Duilio Paolino

A distanza di pochi giorni dalla cosiddetta Fase 2 dell’emergenza sanitaria per arginare il contagio da Coronavirus, abbiamo chiesto ad un imprenditore - Duilio Paolino amministratore della Cosmo di Busca - che esporta in tutto il mondo le sue macchine agricole, di fare il punto della situazione, tra criticità e dubbi.

“Non considerando tutti i problemi, le confusioni e le auto interpretazioni che le aziende hanno dovuto fare nei mesi scorsi prendendosi i rischi di ogni decisione, posso solo dire che questa Fase 2 è partita con molte contraddizioni”.

A cosa si riferisce?

“Penso a quelle disposizioni che portano le aziende e chi rappresenta il delegato alla sicurezza, ad avere dei rischi altissimi. Il protocollo del ministero è stato redatto a mio parere in maniera poco chiara, scartando un documento redatto dal Politecnico di Torino che era lineare, di facile interpretazione e dissipava eventuali dubbi delle aziende. Perché è palese che il periodo non è facile e le situazioni da affrontare sono del tutto nuove e sbagliare potrebbe significare mettere a repentaglio la vita di ognuno di noi, però proprio per questo le linee guida dovevano essere lineari e di facile applicazione”.

L’imprenditore Duilio Paolino, elenca anche quelle che secondo lui sono le contraddizioni che rendono difficile la ripresa aziendale.

Sul documento si legge: “Prima dell’accesso ai luoghi di lavoro il personale potrà essere sottoposto al controllo della temperatura.

“Ma potrà oppure dovrà?" si chiede l’imprenditore cuneese, “Perché i due verbi hanno un significato diverso e se i virologi dicono che la misurazione della febbre è il primo step da fare per eseguire i controlli, forse bisognava essere più chiari”. In effetti il dubbio resta: e se l’operaio si rifiuta di farsi misurare la temperatura perché lo considera un dato sensibile e quindi si sente ledere nella sua privacy? Se accadesse salterebbe il primo passaggio della filiera di controllo anti Covid-19.

L’azienda assicura la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica. Questo va bene? “Assolutamente no - ribadisce Paolino -. Ma cosa significa periodica? Due volte al giorno, una volta al mese, tre volte l’anno?” Si chiede l’amministratore della Cosmo: “eppure questo doveva essere un punto molto rigoroso e variare a seconda delle tipologie aziendali. E avere come termine in questa fase le non oltre due settimane, proprio come faccio io alla Cosmo”.

Mascherine e guanti sono obbligatori, si legge nel documento, ma non si specifica di che tipo. “Io credo che sia indispensabile, anche se le distanze sono mantenute oltre i due metri, utilizzare le mascherine FFP2 perché è una tutela in più, che può riparare ad eventuali mancanze, anche non volute, sulla catena della sicurezza. È inutile dire che tutto questo ha un costo aziendale molto alto, anche per colpa di un mercato che spesso punta al rialzo ingiustificato. La mascherina costa 7 euro: ciò significa che alla mia azienda porterebbe un costo di 350 euro giornalieri”.

È necessario costituire in azienda un comitato per verificare l’applicazione delle regole.

“Ma io mi chiedo - termina l’imprenditore - ma come si fa a costituire un comitato che verifichi l’applicazione delle regole, quando non ci sono regole certe? Perché se non ci sono protocolli chiari da seguire, allora tutto diventa un’interpretazione. Lavoriamo senza certezze ed il massimo è dato dalla norma che considera l’imprenditore responsabile, come fosse un infortunio, l’eventuale contagio di un suo operaio. Neppure i medici hanno ancora saputo dirci modi e tempi del contagio: come si fa a stabilire che il mio dipendente ha preso il Coronavirus nella mia azienda? Perché credetemi, con le regole che ho imposto molto prima che venissero dettate dal governo, sono certo che la Cosmo sia molto più sicura di altri ambienti che si frequentano ogni giorno. Purtroppo in tutta questa incertezza esiste una sola certezza”.

Ossia?

“Gli imprenditori che sono riusciti, con molti sacrifici, a non fermare le loro aziende in piena emergenza Coronavirus, rischiano di farlo dopo, per dei virus ancora più devastanti per l’economia: l’incertezza, la burocrazia, i costi altissimi per lavorare in sicurezza, non sostenuti dallo Stato”.

NaMur

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