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Agricoltura | 18 aprile 2020, 18:32

#controcorrente: chi ha l’orto può acquistare quanto serve per curarlo, ma poi, se è distante da casa, non lo può coltivare

Un altro controsenso delle norme di contenimento del coronavirus. Dopo le proteste degli appassionati del settore, sono intervenuti, per chiedere una soluzione al Governo, il vicepresidente della Commissione Agricoltura in Senato, il cuneese Taricco, e il presidente Uncem, Bussone. La deputata, sempre cuneese, Ciaburro, ha sollecitato un’azione del governatore regionale Cirio. Se le lavorazioni non si fanno adesso, si perde la stagione produttiva. Dice Taricco: "Capisco che non sia il problema più drammatico del momento, ma anche risolvere queste questioni, riguardanti milioni di cittadini, può aiutare il Paese ad andare avanti”.

Un piccolo orto a uso famigliare ricavato nell'area verde dell'abitazione

Un piccolo orto a uso famigliare ricavato nell'area verde dell'abitazione

Tra i primi Decreti del Presidente del Consiglio per il contenimento del coronavirus c’era la norma che non permetteva la vendita al dettaglio dei prodotti del settore floro-orto-frutto-vivaistico. Dopo il chiarimento del Governo del 26 marzo alla voce pubblici esercizi e attività commerciali (la precisazione è anche allegata nella foto al termine dell’articolo) semi, fiori ornamentali, piantine, piante floro-orto-frutticole e quelle in vaso possono essere vendute al minuto dalle strutture del settore.

Una richiesta soddisfatta grazie al pressing dei politici, degli amministratori pubblici, delle organizzazioni di categoria e degli appassionati di giardinaggio che ha consentito agli operatori del comparto di non perdere totalmente il risultato del loro lavoro e avrebbe permesso a tutti gli hobbisti di dedicarsi, nei tempi giusti, a coltivare l’orto con l’obiettivo di produrre in “proprio” la frutta e la verdura necessaria per la famiglia.

Diciamo avrebbe, in quanto nelle pieghe dei diversi Decreti emanati è rimasto un problema che, in questi giorni, è tornato con forza alla ribalta. Gli hobbisti possono fare quel lavoro solo sui balconi delle loro case o se hanno il terreno adiacente all’abitazione. Chi ha il campo nel proprio Comune, ma distante dal luogo dove abita, o, peggio ancora, in un altro Comune, non lo può utilizzare e curare. Infatti, per le norme in vigore ci si può spostare solo entro i 200 metri dalla propria residenza.

Una discriminazione che sta provocando il malcontento di chi si dedica con impegno al proprio interesse all'aria aperta durante il tempo libero. La situazione va sbloccata con urgenza in quanto aprile è un mese importante per le semine e i trapianti nell’orto come per la cura delle piante da frutto già messe a dimora negli anni precedenti. Fermare queste piccole coltivazioni adesso vorrebbe dire compromettere il raccolto estivo. 

Il vicepresidente della Commissione Agricoltura in Senato, il cuneese Mino Taricco, ha raccolto l’appello sollecitando il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri della Salute e delle Politiche Agricole, Roberto Speranza e Teresa Bellanova, a un chiarimento definitivo del problema grazie al quale si dia la possibilità a tutti di coltivare il loro piccolo appezzamento di terreno.

“Da una recente inchiesta - dice Taricco - risulterebbe che oltre un terzo degli italiani conduce un orto, con l’obiettivo di prodursi la verdura e la frutta: e lo farebbe per il piacere di consumare i suoi prodotti e per contenere i costi della spesa. Non è pensabile che, soprattutto in questo periodo, in cui negli orti si semina e si pianta gli hobbisti possano giustamente acquistare piantine e fiori, ma, poi, siano multati se si recano nel loro campo per effettuare i lavori. Anche perché l’attività sarebbe realizzabile garantendo facilmente tutte le misure di sicurezza. E’ più sicura un’attività nel proprio orto che tante altre oggi ammesse dai Decreti. Capisco che non sia il problema più drammatico del momento, ma anche risolvere queste questioni, riguardanti milioni di cittadini, può aiutare il Paese ad andare avanti”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente italiano dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem), Marco Bussone: “Ho scritto alla ministra Bellanova un’ennesima lettera per chiederle un intervento a livello nazionale che liberi orti, giardini, vigneti, piccoli poderi, uliveti. Alcune regioni hanno permesso di coltivare gli appezzamenti di proprietà a chi non è titolare di un’azienda agricola o forestale. Ma non basta. Occorre un’autorizzazione nazionale per consentire a tutti gli hobbisti italiani la gestione dell’orto anche a pochi chilometri di distanza. Le economie famigliari ne beneficeranno, così come l’ambiente attraverso la cura della biodiversità e dei territori. Non perdiamo l’annata e la stagione. Se le patate non le piantiamo ora, non potremo raccoglierle a fine giugno. E così per tutte le altre colture”.

Della questione si è anche occupata la deputata, sempre cuneese, Monica Ciaburro, informando, però, della questione il presidente della Regione Piemonte. “Ho chiesto a Cirio - sottolinea - di seguire l’ordinanza del presidente ligure Toti che consente di svolgere l’attività nel Comune di residenza e in quelli vicini”.

In effetti, non si può permettere agli appassionati del settore di acquistare il necessario per curare il loro orto, ma, dopo, non poterlo raggiungere per effettuare i lavori. Pena: multe salate.  Un altro controsenso delle norme di contenimento del coronavirus che attende una soluzione rapida.    

Sergio Peirone

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