Bra - 05 aprile 2020, 10:32

Don Sebastiano Bergerone dei Salesiani di Bra, spiega la Sacra Scrittura della Domenica delle Palme

Pensieri sul Vangelo di domenica 5 aprile, come schegge di luce nel buio della cronaca

Il 5 aprile è la Domenica delle Palme (anno A, colore liturgico: rosso). Per la Chiesa e per il mondo è allo stesso tempo l’ora della luce e l’ora delle tenebre. La lettura del Passio apre i cuori dei fedeli al mistero pasquale ormai alle porte. Don Sebastiano Bergerone dei Salesiani di Bra ci aiuta a comprendere il senso della Sacra Scrittura odierna (Mt 21,1-11) e la politica del regno di Gesù.

“Non è una parentesi folcloristica questo ingresso di Gesù a Gerusalemme. Prima della sua Gloria che sarà manifestata quando verrà posto in alto sulla Croce, Gesù si propone come il re che celebra il suo trionfo.Gesù sapeva che nell’immaginario popolare, ma anche nella realtà dei fatti, la potenza si manifestava nel soggiogare popoli, attraverso le guerre e che macchina da guerra formidabile era il cavallo. Chi non aveva sentito parlare di Alessandro Magno o dei grandi imperatori orientali, presentati trionfanti sul loro cavallo? Quattro secoli prima il profeta Zaccaria aveva descritto, lui prigioniero a Babilonia, l’intervento di Dio con la vittoria sui cavalli dei regni del suo tempo.Ci aspetteremo che, volendo descrivere l’avvento del regno promesso da Dio, usi la stessa immagine. Invece, secondo il profeta, il re glorioso del nuovo regno entra nel mondo su un asino, mentre i Grandi, coi loro magnifici cavalli scalpitanti sotto l’arco del trionfo, sono distrutti. E Gesù si riconosce in questa nuova grandezza che nulla a che vedere con la messa in scena della grandezza dei regni terreni. È di una novità assoluta. Persino l’asino è un puledro su cui nessuno è salito.Non parliamo poi del seguito: un gruppo di bambini, di contadini, di poveri. Deve essere felice la Figlia di Sion, cioè l’abitante delle misere periferie di Gerusalemme dove abitavano gli scampati alle conquiste e alle scorrerie delle campagne palestinesi. Questo puledro d’asino diventa il protagonista simbolo del regno nuovo, del servizio, dell’umiltà, della bontà.Per i suoi discepoli, nell’Ultima Cena, Gesù con la lavanda dei piedi, indicherà il servizio vicendevole come il comando supremo per il discepolo.Nell’ingresso in Gerusalemme prima del dono supremo della vita, Gesù propone la politica dei discepoli, che non ha paura di contrapporsi in modo totale alla politica dell’egoismo, dell’apparire e dell’ambizione sfrenata. Forse la proposta di grandezza di Gesù ci deve far riflettere”.

Silvia Gullino