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Agricoltura | 23 gennaio 2020, 07:45

Più di dieci pecore sbranate dai lupi in un anno a Paesana: “Siamo stufi”. La Regione scrive al Governo

L’allevatore paesanese: “Attacchi anche in pieno giorno, con noi presenti, poco distante dalle case”. Il vicepresidente regionale Carosso: “Il ‘Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia’ giace in Commissione Stato-Regioni dal maggio del 2019. Ho sollecitato la ripresa al più presto della discussione sul documento”

Foto di Gabriele Cristiani

Foto di Gabriele Cristiani

Più di dieci pecore sbranate in dodici mesi: siamo stufi”.

C’è – comprensibilmente – rabbia nelle parole di un allevatore di Paesana che, pochi giorni fa, nelle alture a monte della frazione Calcinere, ha rinvenuto, morta, l’ennesima pecora gravida che avrebbe dovuto partorire a breve.

Sulle cause delle morti dei capi di bestiami non ci sono dubbi, come dai referti del servizio veterinario dell’Asl intervenuto sul posto. Si tratta di attacchi di lupo.

Di quest'anno – ci ha raccontato l’allevatore – abbiamo subito attacchi in pieno giorno, anche con alcuni di noi nei paraggi, oppure ancora vicino alle case. Qui è un disastro, non ne possiamo davvero più”.

Sulla presenza del lupo in Piemonte, il vicepresidente della Regione (con delega alla Montagna) Fabio Carosso ha scritto ai prefetti piemontesi e al ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

La Regione – spiega Carosso – sta affrontando con il massimo impegno il tema della presenza del lupo sul nostro territorio e della sua pericolosità, per giungere a una soluzione che garantisca una convivenza pacifica tra questo animale e l’uomo”.

Carosso è intervenuto sul tema – come sottolinea la Regione – “dopo i numerosi avvistamenti di esemplari di questo predatore vicino ai centri abitati e agli attacchi ad animali che si sono verificati negli ultimi mesi”.

Purtroppo il nostro margine di azione è molto limitato – rimarca – perché questa specie è protetta da normative comunitarie e nazionali.

Al momento il ministero dell'Ambiente ha elaborato un nuovo ‘Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia’, che giace in Commissione Stato-Regioni dal maggio del 2019.

Per questo ho mandato una lettera al ministro e a tutti i prefetti del Piemonte, che sono l’emanazione del Governo, per segnalare la situazione di grande preoccupazione venutasi a creare nella nostra regione e per sollecitare la ripresa al più presto della discussione sul documento, che tenga conto anche delle trasformazioni che sono nel frattempo intervenute nelle abitudini del lupo”.

Per avvalorare le proprie tesi in seno alla Conferenza-Stato Regioni, l’Assessorato regionale ha programmato quattro giornate di lavoro sul territorio, una per quadrante. L’obiettivo è incontrare tutti i soggetti interessati dal problema, al fine di raccogliere informazioni dettagliate sulle abitudini e le azioni di questi animali sul territorio e di individuare eventuali interventi da mettere in campo.

Si è partiti ieri (mercoledì) da Asti, con l’incontro tra i rappresentanti delle Istituzioni (prefetti, Province, Unione dei Comuni e Unioni montane, enti di gestione Parchi, Carabinieri forestali, servizi veterinari Asl) e i portatori di interesse (associazioni agricole, dei pastori e venatorie).

A garantire l’apporto scientifico ci penseranno i ricercatori di Life Wolf Alp EU. A febbraio toccherà al Cuneese.

Da sempre la “questione lupo” divide l’opinione pubblica, suscitando reazioni agli antipodi. Una cosa però è certa: la difesa della presenza lupo nelle valli non può, di certo, andare a discapito l’agricoltura.

Specie quella delle aree montane.

Nicolò Bertola

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