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Politica | 21 marzo 2020, 07:30

#coronavirus: andrà tutto bene se siamo pronti a sacrifici capaci di salvare noi stessi e gli altri. Restiamo a casa

Senza avere paura, ma con la consapevolezza che dobbiamo sconfiggere un mostro “velenoso e orribile”. In grado solo di colpire alle spalle. Ce la faremo: e questo incubo passerà. Certo, adesso i morti italiani sono di più di quelli cinesi. E l’immagine dei camion militari che a Bergamo trasportano le bare rappresentano un pugno nello stomaco impossibile da digerire. Però abbiamo un unico modo per uscirne e aiutare gli operatori sanitari: restare nelle nostre abitazioni. Tutti: giovani e anziani. Anche se le nostre condizioni di salute non presentano problemi

Uno dei tanti messaggi di speranza scritti dai bambini cuneesi

Uno dei tanti messaggi di speranza scritti dai bambini cuneesi

Il bollettino di guerra giornaliero provocato dal coronavirus continua. Sui casi di contagio e sui decessi. Anche se molta speranza la danno i guariti in aumento. Giovedì 19 marzo l’Italia ha superato la Cina come numero di morti: 3.405 contro 3.245. Là, dalla nazione dove era partito il primo focolaio. Davvero un traguardo sconvolgente. Qualche virologo a febbraio l’aveva previsto. Però, ormai è tardi. Dobbiamo fare i conti con la situazione esistente.

Forse bisognerebbe aumentare il numero di tamponi, magari mirati al personale sanitario, alle Forze dell’Ordine e a quanti continuano a lavorare a contatto diretto con il pubblico, per avere una situazione più chiara rispetto all’evolversi dell’infezione. Anche in prospettiva futura. Lo chiedono alcuni governatori delle Regioni e alcuni medici specialisti. Ma su questo aspetto i pareri sono discordanti.

Cosa possiamo fare come cittadini?

Dobbiamo ringraziare ancora una volta tutto il personale sanitario nei suoi svariati ruoli che, da oltre un mese, si prodiga oltre ogni limite per salvare vite umane e tamponare ogni situazione.

Dobbiamo ringraziare le Forze dell’Ordine impegnate in controlli difficili in quanto le persone non capiscono la gravità del momento e hanno sempre una scusa pronta per spiegare la loro uscita di casa.

Dobbiamo ringraziare quanti devono proseguire il lavoro negli uffici o nelle loro aziende.

Dobbiamo ringraziare i tantissimi volontari che nelle più svariate forme stanno dando una mano a chi ha bisogno.

Dobbiamo ringraziare chi promuove iniziative di solidarietà per rendere il cammino meno irto di ostacoli.

Però la Cina ha fermato i contagi da pochi giorni perché dal 23 gennaio c’è stato - e continua ancora adesso ad esserci per il pericolo dell’ondata di ritorno -  il blocco totale delle zone a rischio. Per cui l’unico gesto che gli italiani devono mettere in atto è quello: restare a casa.

Ci eravamo illusi per alcuni giorni di aver finalmente maturato un senso civico adeguato alla situazione drammatica. Invece ancora troppi sindaci lamentano che le persone passeggiano, chiacchierano e corrono nelle città senza rendersi conto della bomba esplosiva che li circonda. Nella serata di venerdì 20 marzo il Governo ha adottato ulteriori misure restrittive. Basteranno? 

Andrà tutto bene è un messaggio di speranza, lanciato da tanti bambini cuneesi, utile a sollevare i cuori dall’angoscia di questi momenti. Tuttavia, non deve essere una scritta su un cartellone o su una stoffa. Va accompagnato da gesti concreti. Senza avere paura, ma con la consapevolezza che dobbiamo sconfiggere un mostro “velenoso e orribile”. Capace solo di colpire alle spalle. Ce la faremo: e questo incubo passerà.

Certo, adesso i morti italiani sono di più di quelli cinesi. E l’immagine dei camion militari che a Bergamo trasportano le bare rappresentano un devastante pugno nello stomaco impossibile da digerire.

Però, abbiamo un unico modo per uscirne e aiutare gli operatori sanitari: restare nelle nostre abitazioni. Tutti: giovani e anziani. Anche se le nostre condizioni di salute non presentano problemi. Ce la faremo, ma solo così.        

Sergio Peirone

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