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Politica | 11 maggio 2019, 07:45

#controcorrente: quella Cuneo-Nizza ferroviaria destinata a una lenta e desolante agonia

Nel 2019 ricorrono i 40 anni dalla riapertura. Ma dopo i tagli alle corse del 2013 a due di andata e a due di ritorno e le tante proteste per ripristinarne almeno altrettante, mai prese in considerazione, al posto di festeggiare l’anniversario con canti e balli saremo costretti a recitarle il “De profundis”

Una manifestazione del Comitato per la difesa della Cuneo-Nizza

Una manifestazione del Comitato per la difesa della Cuneo-Nizza

“Alle ore 7.40 di sabato 6 ottobre, tra lo sventolìo di bandiere italiane e francesi, parte dalla Stazione ferroviaria dell’Altipiano, il treno inaugurale della Cuneo-Nizza. Un evento atteso dal 1945, quando i tedeschi in ritirata lungo la Valle Roja fecero saltare i viadotti e gli imbocchi delle gallerie”.

Così si può riassumere il commento dei giornali locali del 1979 sulla riapertura della linea, diventata, con il passare del tempo, sempre più importante a livello commerciale e turistico per collegare il Piemonte, la Liguria e la Francia. Fino a raggiungere nelle otto corse giornaliere di andata e nelle otto di ritorno una media di 900 passeggeri.

Ma nel 2013 la pugnalata. A partire dal 15 dicembre di quell’anno, per volontà delle Ferrovie che allora, attraverso la dichiarazione dell’amministratore delegato, Mauro Moretti, avevano definito il collegamento “un ramo secco da tagliare” e con il consenso della Regione, i treni sono stati ridotti a due corse di andata e a due di ritorno. Però, con orari e coincidenze impraticabili.

A distanza di oltre cinque anni dalla decisione, nonostante le manifestazioni di protesta dei Comitati italiani e francesi per la difesa della Cuneo-Nizza (l’ultima è in programma domenica 12 maggio) e degli amministratori locali, con la raccolta di 25.000 firme che ne chiedevano il rilancio, attraverso, almeno, l’aggiunta di altre due corse di andata e due di ritorno, nulla si è mosso.

Sono stati fatti dei lavori, tra cui quelli per rendere compatibili i due diversi sistemi di sicurezza, grazie al finanziamento di 29 milioni di euro resi disponibili, nel 2014, dallo Stato italiano. Come prevede la Convenzione firmata nel 1970, che carica al nostro Paese la manutenzione della linea anche nel tratto d’Oltralpe prossimo al confine. Ma le ferrovie francesi hanno continuato a limitare la velocità dei treni, nella parte di loro competenza, a 40 chilometri all’ora. E nei diversi incontri dei due Governi, avvenuti negli anni passati e in quelli più recenti, il collegamento non è mai stato considerato una priorità.

Un modo di affossarlo. Così da, prima o poi, chiuderlo definitivamente. Giustificando la scelta con il poco utilizzo. Tuttavia, quando c’erano le corse i passeggeri non mancavano.  

E individuare un gestore unico della tratta, come proposto dal viceministro Rixi nell'incontro di venerdì 10 maggio a Limone, potrebbe rappresentare una soluzione di buon senso, ma impraticabile dal punto di vista operativo se non c'è un accordo chiaro tra Italia e Francia.

Quarant’anni dalla riapertura della Cuneo-Nizza sarebbe un bell’anniversario da festeggiare. Dal 2013, però, le ferrovie e la politica dei due Stati si sono chiuse in un silenzio assordante e tutto è rimasto bloccato a quella decisione del drastico taglio.

Conclusioni? Abbiamo capito che la linea sarà destinata a una lenta e desolante agonia e che, al posto di essere protagonisti di una grande festa con balli, canti e lo sventolìo di bandiere per i quattro decenni del suo funzionamento, dovremo recitarle il “De profundis”. Anche se, questa volta, saremmo davvero contenti di essere smentiti.     

#controcorrente

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